Aiuti umanitari a Gaza: smentita la CPI e le bugie palestinesi

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Il procuratore della Corte penale internazionale (CPI) accusa il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il ministro della Difesa Yoav Gallant di aver violato una legge che vieta di “affamare intenzionalmente i civili come metodo di guerra”.

Lo statuto però richiede una prova di intenzionalità e i fatti smentiscono l’accusa. Un nuovo studio condotto da un gruppo di nutrizionisti e medici accademici israeliani rileva che oggi a Gaza viene consegnato più cibo rispetto a prima della guerra.

Il dashboard online dell’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari, o OCHA, indica che da gennaio a settembre 2023, in media sono entrati a Gaza ogni giorno 100 camion che trasportavano cibo: 27.434 camion in 273 giorni. L’Agenzia delle Nazioni Unite per il Soccorso e l’Occupazione dei Rifugiati Palestinesi nel Vicino Oriente, o Unrwa, riferisce che il numero medio di camion di cibo che entrano a Gaza è aumentato da 55 a novembre a 97 a gennaio fino 118 a marzo 2024.

Lo studio ha analizzato i lanci aerei e le spedizioni di cibo consegnate via terra da gennaio ad aprile 2024, basandosi sui dettagli delle spedizioni forniti dai donatori internazionali e registrati dal COGAT, il coordinatore israeliano delle attività governative nei Territori.

Queste registrazioni elencano la data di spedizione, il destinatario, il peso e il contenuto dei camion che entrano a Gaza e includono aiuti consegnati da più fonti, come donazioni nazionali e private.

L’Unrwa elenca furbescamente solo gli aiuti delle Nazioni Unite entrati attraverso Kerem Shalom e Rafah, quest’ultimo ora chiuso dall’Egitto, ignorando deliberatamente gli altri valichi.

A maggio, la COGAT elenca 6.335 camion, l’OCHA ne conta 2.797 e l’Unrwa 1.656. Aggiungendo i camion del settore privato alla cifra dell’OCHA, il totale supera i 6.000, avvicinandosi al conteggio della Cogat.

Lo studio ha rivelato che la fornitura ha garantito una media di 3.374 calorie per persona al giorno, ben al di sopra delle 2.100 raccomandate dal movimento umanitario Sphere come standard minimo. Conferma inoltre la disponibilità giornaliera di 101 grammi di proteine e 80,6 grammi di grassi per persona, nel rispetto degli standard.

Il problema è che la distribuzione all’interno di una zona di guerra è estremamente difficile, e il cibo non arriva necessariamente ai gazani – o agli ostaggi. Quando Hamas ne ha avuto i mezzi, soprattutto all’inizio della guerra, ha rubato gli aiuti, lanciato razzi dalle zone umanitarie e sparato contro le truppe israeliane vicino ai corridoi degli aiuti.

Nonostante ciò, in un sondaggio condotto il 20 marzo dal Palestinian Center for Policy and Survey Research, il 96% dei gazesi ha dichiarato di poter accedere a cibo e acqua, anche se spesso con “grandi difficoltà o rischi”.

Questo perché la COGAT non pone restrizioni all’ammissione di aiuti umanitari a Gaza, a condizione che siano coordinati in anticipo con le autorità israeliane e che passino attraverso un legittimo controllo di sicurezza.

Finora, il 98,7% di tutti i camion di aiuti inviati sono stati approvati e sono entrati nella Striscia di Gaza. Solo l’1,3%, ovvero 307 camion, sono stati respinti o inviati per essere reimballati, in quanto trasportavano articoli non autorizzati che potevano essere ritrattati per attività belliche e terroristiche. Questi numeri dimostrano l’intenzione di aiutare, non di affamare.

Le accuse della Corte penale internazionale riflettono un doppio standard contro lo Stato ebraico diffuso nelle organizzazioni internazionali. Lo studio illustra che il caso è di fatto infondato. Israele ha intrapreso azioni concrete per garantire la fornitura di aiuti umanitari a Gaza nel pieno della battaglia. Questo dovrebbe essere riconosciuto come un nuovo standard per il mondo, la cosa più lontana da un crimine di guerra.