Come Netanyahu ha dilapidato il sostegno a Israele isolandolo

errori di netanyahu

Ok, non si critica il Premier in carica nel pieno di una guerra, ma quello che sta facendo Netanyahu, l’imbuto in cui ha messo Israele, gli errori predenti al 7 ottobre più quelli commessi dopo, necessitano di una seria riflessione che non si può più rimandare al dopoguerra, anche perché probabilmente la vera guerra deve ancora cominciare.

Partiamo dal 7 ottobre. La decisione di lasciare poco difeso il fianco sud per concentrare le truppe in Cisgiordania a difesa di pochi coloni ha permesso ad Hamas di agire quasi indisturbato per molte ore. È stato un errore subito evidente soprattutto per quanto emerso in seguito sul fatto che i servizi di intelligence avevano fiutato qualcosa e avevano condiviso le preoccupazioni con il Governo.

La scelta di attaccare Gaza a testa bassa usando il “metodo Dresda” in luogo di attacchi più mirati e magari concentrandosi sulla liberazione degli ostaggi, se è vero che ha portato all’eliminazione di 13.000 terroristi, è altrettanto vero che ha portato all’uccisione di decine di migliaia di palestinesi civili. I numeri diffusi da Hamas sono certamente gonfiati, come sempre, ma parliamo comunque di un numero spaventoso di vittime.

Il “metodo Dresda” non ha solo ucciso migliaia di civili, non ha solo raso al suolo quasi tutta Gaza, ma non ha portato alla liberazione degli ostaggi e per di più ha dilapidato il sostegno ad Israele del dopo 7 ottobre, quando tutto il mondo era con lo Stato Ebraico. E dopo sei mesi di guerra “a tappeto” Hamas è ancora vivo e vegeto con tutti i suoi ostaggi in mano.

Da persona che per anni ha difeso Netanyahu, mi chiedo davvero come sia possibile oggi difendere l’indifendibile. Come sia possibile non vedere il totale fallimento della politica di guerra del Primo Ministro israeliano.

Ma il danno collaterale più evidente, specie in vista della vera guerra contro l’Iran, è l’irrigidirsi dei rapporti con gli Stati Uniti. È l’aver messo in forte difficoltà il Presidente Biden, che avrà tutti i difetti ma che fino a pochi giorni fa ha sostenuto Israele in ogni modo. Ora non può più farlo, proprio adesso che la resa dei conti con l’Iran si avvicina a grandi passi.

Ora vorrei essere smentita su questi punti che reputo quali enormi fallimenti attribuibili a Netanyahu:

1. Dopo sei mesi di guerra Hamas è ben lungi dall’essere sconfitto

2. Gli ostaggi non sono stati liberati

3. I rapporti con gli Stati Uniti sono ai minimi storici

4. La situazione al nord sta velocemente degenerando

5. Il paese è di nuovo spaccato con centinaia di migliaia di persone che chiedono al Premier di passare la mano.

Come scrive oggi Thomas L. Friedman sul New York Times, quella di Netanyahu è una politica assolutamente folle. «Ha bloccato Israele in una guerra politicamente non vincente e ha finito per isolare l’America, mettendo a repentaglio i nostri interessi regionali e globali, compromettendo il sostegno di Israele negli Stati Uniti e dividendo la base del Partito Democratico del Presidente Biden».

Si continua a dire che Israele è una democrazia e che saprà risolvere il problema da solo? Che Israele sia una democrazia non c’è dubbio, ma che riesca a risolvere i grandi problemi che ha e che lo aspettano da solo, con alla guida un Primo Ministro che ha sbagliato tutto, alleato dell’estrema destra che per di più pensa alla guerra come mezzo per rimanere al potere, beh, lasciatemi dire che la cosa mi preoccupa non poco.