Un nuovo accordo sugli ostaggi tra Israele e Hamas potrebbe essere in corso, ha dichiarato mercoledì il ministro del Gabinetto di guerra Benny Gantz, ma se le parti non riusciranno a raggiungere un accordo Israele invaderà la città di Rafah, durante il Ramadan.
Ha inoltre dichiarato che l’intero gabinetto di guerra è unito nell’opposizione a limitazioni radicali per gli arabi israeliani che visitano la Moschea di Al-Aqsa sul Monte del Tempio durante il Ramadan – come sarebbe stato richiesto dal ministro della Sicurezza nazionale di estrema destra Itamar Ben Gvir. All’inizio della settimana Netanyahu si sarebbe schierato con Ben Gvir sulla questione.
Parlando di un accordo sugli ostaggi durante una conferenza stampa presso il quartier generale dell’IDF a Tel Aviv, Gantz ha detto ai giornalisti che ci sono stati “segnali iniziali che indicano la possibilità di andare avanti” su un nuovo quadro. Si è impegnato a “non lasciare nulla di intentato” nel tentativo di liberare le persone rapite il 7 ottobre.
Non ha fornito ulteriori dettagli, ma mercoledì i media arabi hanno riportato notizie non confermate secondo le quali Hamas avrebbe ammorbidito un po’ la sua posizione, mentre continuano i colloqui tra i rappresentanti del gruppo terroristico e i mediatori al Cairo.
Channel 12 ha riferito mercoledì sera che Israele si stava preparando a partecipare a un altro vertice di alto livello a Parigi, previsto per venerdì, con l’obiettivo di ottenere un accordo sugli ostaggi.
Come il primo vertice di questo tipo tenutosi a Parigi alla fine del mese scorso, anche questo vedrà la partecipazione del capo del Mossad David Barnea, del primo ministro del Qatar Mohammed bin Abdulrahman Al Thani, del capo dell’intelligence egiziana Abbas Kamel e del capo della CIA Bill Burns.
Prima di confermare la propria partecipazione, Israele ha dichiarato di essere in attesa di ulteriori progressi nei colloqui in corso tra Egitto e Hamas al Cairo.
La settimana scorsa, il Primo Ministro Benjamin Netanyahu ha rifiutato di inviare una delegazione israeliana per ulteriori negoziati sugli ostaggi al Cairo, affermando che Hamas continuava a insistere con richieste “deliranti” per un accordo sugli ostaggi.
Per quanto riguarda le limitazioni alle visite degli arabi israeliani alla Moschea di Al-Aqsa durante il Ramadan, Gantz ha affermato che il gabinetto di guerra è unito nel chiedere restrizioni solo per individui specifici ritenuti pericolosi, e “non per coloro che vengono a pregare”. Ha aggiunto che gli arabi israeliani “sono parte integrante della società israeliana” e devono godere di pari diritti.
Le limitazioni volute da Ben Gvir, apparentemente per evitare che elementi estremisti entrino nel complesso di Al-Aqsa e fomentino disordini durante il Ramadan, sarebbero state osteggiate sia dal procuratore generale Gali Baharav-Miara, che ha sollevato obiezioni legali, sia dall’agenzia di sicurezza Shin Bet, che ha avvertito che le limitazioni potrebbero scatenare una reazione di rabbia e fare il gioco di Hamas.
Gantz ha ribadito che Israele è pronto a lanciare un’offensiva a Rafah durante il Ramadan se non verrà raggiunto un accordo sugli ostaggi entro l’inizio del mese sacro musulmano, intorno al 10 marzo.
“Sul campo di battaglia, stiamo affrontando un’operazione a Rafah, che inizierà dopo l’evacuazione della popolazione dall’area”, ha dichiarato, sostenendo che lo sgombero delle ultime forze di Hamas che vi operano è fondamentale per la smilitarizzazione della Striscia di Gaza.
“Ripeto, se non ci sarà un accordo sugli ostaggi, opereremo anche durante il Ramadan”, ha detto, aggiungendo che dal cessate il fuoco temporaneo di novembre, “non abbiamo smesso di combattere nemmeno per un giorno – e non ci fermeremo nemmeno per un minuto, senza che i nostri ostaggi vengano restituiti”.
Si ritiene che 134 degli oltre 250 ostaggi rapiti da Hamas il 7 ottobre siano ancora a Gaza – non tutti vivi – dopo che 105 civili sono stati liberati dalla prigionia di Hamas durante una tregua di una settimana alla fine di novembre, e altri sono stati rilasciati in altre circostanze.
Rafah, che si trova al confine tra Gaza ed Egitto, è l’ultima roccaforte di Hamas rimasta nell’enclave, ma è anche il luogo in cui oltre un milione di palestinesi sfollati sono fuggiti per cercare riparo dai combattimenti.
Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha avvertito Netanyahu che un’incursione militare “non dovrebbe procedere senza un piano credibile ed eseguibile per garantire la sicurezza e il sostegno” della popolazione civile della città. Avvertimenti simili sono stati lanciati da molti alleati occidentali di Israele e Netanyahu ha affermato che tale piano è in fase di elaborazione.
Gantz ha detto che Israele manterrà il completo controllo della sicurezza ma non il controllo civile sulla Striscia di Gaza dopo la guerra, lo ha detto poche ore dopo che la Knesset ha adottato una dichiarazione che si oppone alla creazione “unilaterale” di uno Stato palestinese.
Dopo il 7 ottobre, “sarebbe un errore dare una tale spinta al terrorismo”, ha detto Gantz a proposito dell’azione unilaterale, sostenendo che gli accordi politici che non derivano da colloqui diretti “non saranno sostenibili”.
In qualsiasi situazione futura, Israele manterrà la sua supremazia e le sue capacità operative nell’intera Striscia di Gaza”, ha promesso, insistendo sul fatto che Israele “non permetterà agli assassini di tornare a controllare i luoghi in cui l’IDF ha operato”.
“Stiamo esaminando una serie di opzioni affinché gli aiuti a Gaza vengano forniti attraverso un’amministrazione internazionale di Paesi arabi moderati con il sostegno degli Stati Uniti. Attualmente stiamo promuovendo programmi pilota di trasferimento” attraverso terze parti, ha affermato.
“Il nostro obiettivo e quello dei Paesi donatori è lo stesso: aiuti ai residenti e non ai terroristi” e “stiamo lavorando per rafforzare l’asse moderato nei confronti dell’Iran e stabilire un’amministrazione regionale che aiuti i palestinesi a costruire un altro governo a Gaza”.
In merito alla controversia sulla leva militare ultraortodossa, Gantz, ex capo di stato maggiore dell’IDF, ha invitato i membri della comunità ad “alzarsi e arruolarsi” nell’esercito, affermando che “non c’è bisogno di una legge per arruolarsi – questa è la soluzione alle esigenze di sicurezza di Israele”. Lo scorso anno gli Haredim che hanno evitato la leva sono stati 66,000. Un record.
I commenti di Gantz sono giunti poche ore dopo che l’Ufficio del Procuratore Generale ha chiesto un’ulteriore proroga all’Alta Corte di Giustizia per promulgare una legge che regoli le esenzioni dal servizio militare ricevute dagli ultraortodossi, dato che l’attuale scadenza per approvare tale legge entro il 31 marzo si avvicina rapidamente.
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