Karim Ahmad Khan procuratore della corte penale internazionale

La Corte Penale Internazionale non faccia un favore ad Hamas (e a Putin)

28 Aprile 2024

Il compito affidato a Karim Ahmad Khan, procuratore della Corte penale internazionale (CPI) eletto nel 2021, è stato quello di salvare un tribunale in crisi. Con un budget elevato ma pochi procedimenti giudiziari di successo, la CPI ha sprecato il suo prestigio. Ora, nel considerare i mandati di arresto per i leader politici e militari di Israele, la Corte ha l’opportunità di distruggere anche la sua credibilità.

I media israeliani sono pieni di notizie su imminenti azioni penali della CPI, anche se non ci sono state conferme o smentite ufficiali. La candidatura di Khan è stata sostenuta dalla Gran Bretagna, suo Paese d’origine, e appoggiata dagli Stati Uniti, quindi entrambi i Paesi potrebbero avere un’influenza se avvertissero Khan di ciò che accadrebbe se procedesse. Se non lo faranno, il Presidente Biden e il Primo Ministro Rishi Sunak rischiano di ritrovarsi americani e britannici sotto il tiro della CPI.

L’alto comando israeliano ha condotto una guerra limitata per autodifesa contro un gruppo terroristico genocida. Anche se Hamas combatte da sotto le città e dietro scudi umani, e l’Egitto blocca la fuga dei rifugiati, Israele ha un rapporto tra vittime civili e combattenti che si confronta positivamente con altri conflitti urbani.

Israele adotta misure straordinarie per risparmiare i civili, e ha punito e sollevato dai loro incarichi gli ufficiali che non hanno rispettato tali direttive. Ora facilita un’ondata umanitaria – 25.000 camion di aiuti fino ad oggi – mentre Hamas ruba gli aiuti e attacca i distributori. Ciò che rimane è la guerra, quella che Hamas ha iniziato e che sta cercando di vincere attraverso la pressione internazionale. La Corte penale internazionale sovvertirebbe i suoi stessi principi se assecondasse questa strategia.

In primo luogo, il procuratore della CPI dovrebbe indagare prima di incriminare un leader mondiale, non il contrario. Ma un’indagine adeguata sulle accuse delle ONG anti-israeliane è stata impossibile mentre Gaza è una zona di guerra e il personale della CPI è impegnato in Ucraina. Un’incriminazione ora sarebbe altamente irregolare e rivelatrice di pregiudizi o pressioni di grandi potenze.

In secondo luogo, la Corte penale internazionale dovrebbe integrare i sistemi giuridici nazionali, intervenendo solo quando questi non sono in grado di indagare. È davvero questo il problema della Corte Suprema israeliana: troppo contenuta, troppo favorevole a Benjamin Netanyahu? La Corte israeliana è famosa per il suo attivismo giudiziario e per la sua inclinazione antigovernativa.

Il signor Khan ha detto che Israele ha un sistema “solido” per indagare su se stesso, e anche la Corte internazionale di giustizia si sta occupando del caso. Lungi dall’essere la “corte di ultima istanza” che dovrebbe essere, la Corte penale internazionale darebbe l’impressione di accanimento verso Israele. L’abuso dei suoi poteri porterebbe gli israeliani a stringersi attorno alla bandiera (e al leader).

Il più grande vincitore sarebbe Vladimir Putin, il cui mandato di arresto della CPI verrebbe sminuito. Un’altra conseguenza non voluta sarebbe quella di far saltare un accordo tra Stati Uniti, Arabia Saudita e Israele. Come potrebbero i sauditi fare pace con un regime israeliano bollato come criminale di guerra?

I tribunali internazionali non sono in grado, in tempo di guerra, di soddisfare gli elevati standard probatori di un processo penale. In assenza di prove e arresti, il rischio è sempre stato che le loro decisioni diventassero performative e politicizzate piuttosto che serie e legali.

C’è un motivo per cui gli Stati Uniti non sono parte della Corte penale internazionale e il Congresso ha da tempo autorizzato il Presidente “a usare tutti i mezzi necessari e appropriati” per opporsi agli arresti di americani e alleati della Corte penale internazionale. Anche evitare procedimenti giudiziari contro un alleato democratico è necessario. (la redazione del The Wall Street Journal)

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