Lo ammetto, non sempre riesco a distinguere tra pacifismo e disfattismo, tra pacifismo e resa al più prepotente, tra pacifismo e collaborazionismo con il nemico.
In questo momento abbiamo due grandi conflitti ai confini dell’Europa (se non dentro all’Europa), quello provocato dalla Russia con l’aggressione all’Ucraina e quello provocato da Hamas con il progrom e la strage del 7 ottobre 2023.
Poi abbiamo decine di altri conflitti altrettanto sanguinosi e crisi di cui però nessuno o pochi si interessano. In Sud Sudan con centinaia di migliaia di morti, nell’Est del Congo (tra cinque e sei milioni di morti in anni di conflitti), in Somalia, in buona parte dell’Africa Sub-Sahariana, in sud America e in Asia.
Ma il pacifismo mobilita le masse, gli opinionisti e persino il Vaticano solo quando c’è Israele di mezzo oppure, come nel caso della Russia, quando l’aggressore è un “buon amico” e finanziatore delle varie correnti e oraginizzazioni.
Secondo eminenti pacifisti, tutti “esperti” di conflitti e di pace nonché spesso personaggi decaduti, l’Ucraina si doveva arrendere il giorno dopo l’invasione. E il fatto che gli ucraini si ostinino a non scomparire e a non darla di vinta a Putin provoca in loro una rabbia enorme, spesso malcelata nei loro scomposti interventi in TV dove continuano a chiedere la pace senza però chiederla all’aggressore auspicandone il ritiro.
Con Israele addirittura non è esagerato parlare di vera e propria connessione tra l’esercito pacifista e il terrorismo di Hamas che usa i pacifisti come proiettili contro Israele e contro gli stessi palestinesi.
Non c’è stata da parte del mondo pacifista nessuna ferma condanna all’attacco del 7 ottobre, solo dichiarazioni proforma. Nessuna condanna nei confronti di Hamas pur sapendo che quella strage avrebbe provocato una reazione durissima da parte di Israele, una reazione che avrebbe colpito anche i civili. Lo sapeva Hamas e lo sapevano i pacifisti.
Nessuna condanna per gli stupri, per la ferocia, per i rapimenti che hanno coinvolto persino neonati. Nemmeno dagli organismi ONU per la difesa delle donne.
Tutta gente e organismi che un minuto dopo l’inizio dell’invasione di terra da parte di Israele prendevano per oro colato le veline di Hamas che davano in tempo reale il numero dei morti e chiedevano il cessate il fuoco. Megafoni di Hamas non della pace.
E come con la Russia, evitano accuratamente di avanzare richieste all’aggressore. Non chiedono la restituzione incondizionata degli ostaggi. Non denunciano gli stupri a cui sono sottoposte le donne rapite, figuriamoci le donne soldato. Nemmeno la Croce Rossa Internazionale chiede di poter visitare gli ostaggi ed eventualmente dare loro assistenza medica. Non è che non gli viene permesso, proprio non lo chiedono.
In compenso continuano a chiedere la pace, il cessate il fuoco ben sapendo che ormai è l’unico modo per salvare Hamas e tutta la struttura che ruota attorno al gruppo terrorista islamico, islamico e non palestinese perché ad Hamas dei palestinesi non importa niente.
Come del resto non importa nulla dei palestinesi al pacifismo visto il silenzio tombale sulle parole dei leader di Hamas che chiedono “il sangue innocente di vecchi, donne e bambini” perché, come ha detto il pedofilo capo di Hamas a Gaza, Yahya Sinwar, “più innocenti muoiono più aumenta la pressione internazionale su Israele”. Più innocenti muoiono più il pacifismo diventa megafono di Hamas, non della pace.
D’altronde non è nemmeno chiaro se manifestano per i palestinesi o contro Israele.
Come non è chiaro se sia eticamente corretto che i più grandi movimenti del pacifismo internazionale, comprese grandi organizzazioni per la difesa dei Diritti Umani, ricevano cospicue donazioni da paesi arabi come Qatar, Emirati, Arabia Saudita e altri, oppure dalla Russia e dalla Cina. Tutti campioni di pace e del rispetto dei Diritti Umani.
Ma davvero credete che questa gente possa parlare di pace? E non sto parlando di quattro fessacchiotti che manifestano con la kefiah d’ordinanza e la bandiera palestinese senza sapere nemmeno per cosa o per chi manifestano. Parlo di chi dirige le danze, chi si fa consapevolmente megafono di Putin, di Hamas o del Maduro di turno. Gente che gioisce se ci sono decine di migliaia di morti innocenti. Ci sperano, così da avere armi appuntite da usare contro la vittima di turno, che sia l’Ucraina, Israele o l’aggredito del momento. Li riconoscete perché quando vanno in TV o rilasciano una intervista dicono tutti le stesse cose, spesso persino le stesse parole. Ed è una vergogna che i media diano voce ai megafoni di Putin o di Hamas.
Un pacifista vero chiederebbe la resa di Hamas e la liberazione incondizionata degli ostaggi, non un cessate il fuoco che gioverebbe solo ai terroristi. Un pacifista vero chiederebbe il ritiro di tutte le forze russe dall’Ucraina non la resa di Kiev alle prepotenze di Putin. Un pacifista vero chiederebbe all’Iran di smetterla di finanziare il terrorismo e di vendere armi alla Russia o ad ogni gruppo terrorista sulla Terra. Sosterrebbe le donne iraniane che manifestano da oltre un anno nel più completo silenzio dei media e del pacifismo. Ma credo che non ci siano pacifisti veri.