Quando le agenzie di stampa internazionali hanno ritirato la foto della Principessa del Galles perché manipolata e contestualmente hanno messo la casa reale britannica tra le fonti “poco affidabili”, non sapevo se ridere o piangere.
Quelle stesse agenzie di stampa internazionali che da mesi ripubblicano le veline di Hamas senza minimamente verificare quanto detto dai terroristi, rendendo di fatto Hamas una fonte di notizie affidabile, ora “squalificano” i reali britannici per una innocua fotografia maldestramente ritoccata.
Dobbiamo prendere questo esempio macroscopico per capire i motivi dell’aumento dell’odio verso Israele a cui stiamo assistendo in questi giorni. Ci aiuta a capire i motivi per cui il liquame rossobruno è debordato dalle fogne e sta rapidamente dilagando, complice le menti deboli che sembrano assimilare solo i metodi fascisti con cui si zittisce chi osa stare dalla parte delle democrazie.
Ieri è toccato al direttore di Repubblica, Maurizio Molinari, subire gli attacchi fascisti dei ventriloqui di Hamas che si spacciano per “pacifisti filo-palestinesi” anche se in realtà attaccano Israele e dei palestinesi non gliene importa nulla. Ma prima di lui era toccato a tanti altri, compresi noti giornalisti ebrei non certo famosi per stare dalla parte di Israele.
Questo clima d’odio fascistoide lo dobbiamo a quelle famose agenzie di stampa internazionali che si sono fatte portavoce di Hamas, ventriloqui dei terroristi che da mesi ripetono pari pari tutto quello che i terroristi scrivono nelle loro veline, dandogli quindi attendibilità.
E non che i nostri media siano da meno con le TV che – solo per dirne una – nella fascia serale post-telegiornale di Rete 4 e La7 hanno piazzato due veri e propri generatori d’odio che fanno rimpiangere persino il mediocre Porro, che se non altro era dalla parte delle democrazie.
È esattamente quello su cui contava Hamas quando ha deciso il pogrom del 7 ottobre ben sapendo che la reazione di Israele sarebbe stata devastante. I terroristi, ormai esperti di media occidentali, sapevano di poter contare sui loro megafoni, sapevano che avrebbero amplificato le loro bugie e che tra l’attendibilità di una democrazia e la propaganda di una dittatura terrorista avrebbero scelto quest’ultima.
Ieri ne abbiamo avuto l’ennesimo esempio quando Hamas ha incolpato l’esercito israeliano di aver sparato giovedì notte sui civili in attesa degli aiuti umanitari. Subito le grandi agenzie di stampa hanno amplificato la velina dei terroristi senza verificare nulla. Poche ore e l’IDF ha dimostrato che erano stati i terroristi di Hamas a sparare sulla povera gente nel tentativo di aizzare le folle islamiche nel primo venerdì di Ramadan. Ma ormai tutti erano convinti che fosse stato l’IDF a sparare. Tutti meno che gli arabi che infatti hanno pregato abbastanza pacificamente.
I leader di Hamas scommettono che il mese sacro del Ramadan possa far cambiare rotta alla guerra a Gaza, esercitando pressioni mediatiche e diplomatiche su Israele affinché interrompa l’offensiva e contribuisca a garantire la sopravvivenza del gruppo militante islamico.
«Hamas pensa che il mese del Ramadan servirà ai suoi interessi», ha detto Mkhaimar Abusada , politologo dell’Università Al-Azhar di Gaza, che ora vive al Cairo. La convinzione dei leader di Hamas che il mese sacro aumenterà la pressione internazionale su Israele per porre fine alla guerra è «il motivo per cui continuano a dire che non hanno fretta» di accettare un cessate il fuoco, ha detto il politologo arabo.
Per fare quest però Hamas ha bisogno dei suoi megafoni, dei media internazionali e di quel movimento rossobruno fascista che anche ieri all’Università di Napoli ha mostrato quello di cui è capace.
È una bruttissima situazione. Non credo di esagerare se affermo che era dai tempi del nazismo che non si vedeva tanto antisemitismo. E se la situazione è arrivata a questo punto buona parte delle colpe sono da addebitarsi ai media e al loro fare da megafono ad Hamas.
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