Non so sinceramente quanti esperti militari abbia consultato la Casa Bianca prima di proporre il suo piano per Rafah che dovrebbe essere l’alternativa all’attacco di terra previsto dal Premier israeliano, Benjamin Netanyahu. Di certo so che non riesco a capire se sia uno scherzo o il Presidente Joe Biden fa sul serio.
Bene, in cosa consiste questo “grande piano” che porterebbe Israele a raggiungere i suoi obiettivi, cioè la totale distruzione di Hamas, senza tuttavia entrare in forze a Rafah?
Ce lo spiega il consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, Jake Sullivan, secondo il quale sarebbe sufficiente che Israele controlli [meglio dell’Egitto] il cosiddetto “ Corridoio Philadelphia” per tagliare le forniture di armi e viveri ad Hamas e il gioco è fatto.
Poi se rimangono quattro battaglioni di Hamas all’interno di Rafah con conseguente pericolo per tutti i villaggi israeliani del sud, poco male. L’importante è provarci. E poi gli israeliani del sud ci sono abituati.
A parte che una proposta del genere equivale ad incolpare l’Egitto per il riarmo di Hamas, che ci sta pure, ma che non è molto salutare se vuoi convincere Al Sisi che a controllare tutti e due i lati della Philadelphia Route debba essere Israele. Ma va beh…
Però un funzionario americano ha chiarito che l’opposizione degli Stati Uniti a una grande invasione di terra di Rafah non significa che si oppongono a operazioni più mirate contro la leadership di Hamas a Rafah o altrove e ha detto che i piani alternativi che l’amministrazione Biden intende presentare alla delegazione israeliana in visita a Washington si concentreranno anche su questo obiettivo. Decisamente rassicurante.
Com’è rassicurante il fatto che nessuno accenni a convincere il Cairo ad aprire il muro che separa l’Egitto da Gaza facendo temporaneamente defluire quel milione e mezzo di profughi che oggi fanno da scudi umani ad Hamas intorno a Rafah. Tutti bravi a parlare di “umanità” con il culo israeliano. Eppure sarebbe la cosa più logica oltre che la più facilmente attuabile.
Ma siccome da che mondo è mondo i palestinesi devono stare sul groppone di Israele, l’Egitto come tutti gli altri Paesi arabi se ne infischiano bellamente.
Uno di quelli che girano con la kefiah ad accusare Israele di ogni misfatto, sarebbe in grado di spiegarmi come mai da decenni gli aiuti umanitari a Gaza entrano solo da Israele e non anche dall’Egitto, che pure confina con Gaza ed è un paese arabo? Dall’Egitto sono entrate solo armi e soldi per Hamas. E oggi Al Sisi si permette pure di alzare il ditino?
Eppure la Casa Bianca pensa (o vuol far credere di pensare) che l’alternativa ad una grande operazione di terra a Rafah che spazzi via quello che rimane di Hamas, sia il controllo della Philadelphia Route. Certo… forse dopo.