Chi lo avrebbe mai detto che più che uno Stato Palestinese l’ONU si sarebbe reso protagonista della nascita di un nuovo Stato Islamico nel cuore dl Mediterraneo. Ci si poteva aspettare di tutto da queste Nazioni Unite totalmente delegittimate, ma arrivare a favorire la nascita di Hamastan, lo stato di Hamas, dopo il massacro del 7 ottobre è davvero incredibile.
Eppure è quello che è successo ieri all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite dove a grandissima maggioranza è stata votata una risoluzione la quale afferma che “la Palestina ha i requisiti per ottenere lo status di membro a pieno titolo delle Nazioni Unite”.
Ora, senza polemica alcuna, vorrei porre l’attenzione su qualche semplice domanda relativa a questa “storica” decisione che onestamente più che uno Stato Palestinese sembra premiare coloro che il 7 ottobre hanno dato il via al pogrom e al massacro di oltre 1.200 ebrei.
Domanda n° 1: cosa si intende per Stato Palestinese?
Il riconoscimento di uno Stato presuppone che esso ne presenti le caratteristiche così come vengono definite dal diritto internazionale. Conformemente alla dottrina dei tre elementi è quindi necessaria la presenza di un territorio, di un popolo e di una potestà pubblica ossia un governo effettivo ed indipendente verso l’esterno e verso l’interno, quale espressione della sovranità dello Stato. Accanto ai tre elementi menzionati, uno Stato o un’organizzazione internazionale possono porre altre condizioni, come il rispetto della Carta delle Nazioni Unite o dei diritti umani.
Bene, il cosiddetto Stato Palestinese” non rispetta nessuna di queste caratteristiche. Non ha un territorio delimitato da confini, non ha un popolo, non ha un Governo, non rispetta la Carta delle Nazioni Unite specialmente per quanto riguarda la democrazia, ed è ben lungi dal rispetto dei Diritti Umani.
Domanda n° 2: cosa si intende quando si fa cenno alla Autorità Palestinese come interlocutore laico e democratico?
Stiamo forse parlando della stessa Autorità Palestinese che dal lontano 2005 è guidata da Mahmud Abbas (Abu Mazen) nonostante il suo mandato sia scaduto il 15 gennaio 2009 e che quindi può tranquillamente essere qualificata come dittatura? Stiamo parlando della stessa Autorità Palestinese che paga vitalizi ai terroristi che uccidono ebrei e alle loro famiglie con un tariffario che varia a seconda di quanti ebrei il terrorista uccide, se sopravvive o diventa “martire” ecc. ecc. Stiamo parlando della stessa Autorità Palestinese che in decenni ha avuto più aiuti economici dell’intero continente africano, aiuti e denaro di cui poco si sa sulla loro effettiva attuale collocazione visto che di certo non sono stati usati sul territorio.
Domanda n° 3: come si intende procedere con il volere della gente araba che abita i territori destinati alla Palestina che, secondo recentissimi sondaggi, voterebbe in maggioranza per Hamas in caso di libere elezioni?
Questa non è una domanda da niente. Se si rispetta la Carta delle Nazioni Unite di devono indire libere elezioni e se si indicono libere elezioni secondo molti sondaggi vincerebbe Hamas con largo margine, cioè vincerebbero i tagliagole del massacro del 7 ottobre, coloro che hanno scatenato la guerra in corso e che se ne avessero la possibilità rifarebbero cento volte l’attacco del 7 ottobre. Coloro che hanno come obiettivo la distruzione di Israele ben specificata nel loro statuto.
Ora, non è che queste cose gli esperti politici dell’ONU non le conoscono. Le conoscono benissimo. Per questo motivo non è sbagliato ritenere che la risoluzione presentata dagli Emirati Arabi Uniti sia stata presentata proprio per favorire il “riciclaggio” di Hamas. Vi consiglierei di leggere questo articolo. È lungo ma ne vale veramente la pena per capire i veri obiettivi di Hamas e la sua strategia per raggiungerli.
Parliamo di un gruppo terrorista che ha scavato centinaia di Km di tunnel per proteggere se stesso senza creare UN SOLO rifugio per i civili in caso di guerra. Un gruppo terrorista che nelle sue intenzioni vuole replicare a Gaza e in Cisgiordania il “modello Hezbollah” cioè (cito) “vuole esercitare un dominio politico e militare a Gaza e, in ultima analisi, in Cisgiordania, senza assumersi le responsabilità che derivano dal governare”.
Purtroppo c’è solo un modo per fermare il piano di Hamas iniziato con il massacro del 7 ottobre: distruggere totalmente Hamas-ISIS, estirparlo militarmente e politicamente. Rivoluzionare totalmente il paradigma fino ad arrivare a imporre una guida politica ai palestinesi che sia laica e aperta verso Israele. Solo dopo aver fatto questo (forse) si potrà parlare di Stato Palestinese.