Salvo miracoli dell’ultima ora, la guerra tra Israele e Hezbollah sta per passare dallo status di “volontariamente ignorata” dai media mainstream a quello di “guerra di primo piano” di cui incolpare Israele.
E si perché è così che funziona. Se i cattivi non sono gli israeliani della cosa, qualsiasi cosa, non se ne parla. Ma non appena i cattivi israeliani accendono un Merkava per difendersi dagli attacchi dei “buoni” si scatena l’infermo.
Anche nel caso della guerra tra Israele e Hezbollah ha funzionato così. Dal 8 ottobre, cioè dal giorno dopo la grande strage perpetrata da Hamas, gli Hezbollah hanno cominciato a bersagliare quotidianamente il nord di Israele con uno stillicidio di missili o colpi di mortaio, tanto da costringere decine di migliaia di israeliani residenti al confine con il Libano a lasciare le loro case.
L’esercito israeliano ha risposto sempre in modo moderato colpendo esclusivamente obiettivi militari e senza usare armi ad alto potenziale. Ma comunque siamo di fronte a un conflitto armato, seppure a bassa intensità.
Ma non è per questo motivo che la guerra tra Israele e Hezbollah è stata praticamente ignorata dai media mainstream, non perché a bassa intensità anche se potenzialmente devastante per la regione, ma perché ad attaccare senza motivo (sostengono di aiutare Hamas) erano gli Hezbollah, non Israele. Ergo, non potendo incolpare i cattivi israeliani non c’è motivo di informare il mondo.
Ma ora la musica sta per cambiare e il confine nord di Israele si è riempito di giornalisti di ogni tipo. Sembra infatti che dopo mesi di attacchi subiti, dopo aver chiesto in tutti i modi il rispetto della risoluzione ONU 1701/2006 la quale stabilisce che a sud della Linea Blu delimitata dal fiume Litani, non ci debbano essere uomini armati o sistemi d’arma, Israele sia deciso a ricacciare indietro otre la linea blu gli Hezbollah.
In realtà per far rispettare la risoluzione è stata creata una forza armata denominata UNIFIL di cui fanno parte anche molti soldati italiani. Solo che UNIFIL ha beneficiato del buon clima, del buon cibo, ha fatto amicizia con gli uomini del Partito di Dio, ma non ha minimamente cercato di fare in modo che il sud del Libano non si trasformasse nella santabarbara di Hezbollah. In sostanza ha fatto quello che fanno di solito le forze di pace ONU: NULLA.
Ma ora che i Merkava stanno scaldando i motori e che i jet di Gerusalemme cominciano a inquadrare le postazioni di Hezbollah che, come avviene tipicamente con le milizie islamiche, sono in mezzo alle abitazioni civili, ecco che frotte di giornalisti e inviati di guerra cominciano a riferire sulla guerra ignorata nella trepida attesa che i cattivi israeliani colpiscano i buoni e poveri Hezbollah, quelli che in venti anni di dittatura sommersa hanno messo in mutande uno stato che prima di Hezbollah (e dell’Iran) veniva chiamato la “Svizzera d’Oriente”.
Il fantomatico ministero della Sanità di Hezbollah è già pronto a dare i numeri (letteralmente) delle vittime civili anche prima dei bombardamenti, comune mai oltre un secondo dopo che la bomba è esplosa. Hanno visto che con Hamas funziona e sono ceti che anche con loro i media occidentali faranno un buon lavoro di propaganda.
I paesi arabi hanno invitato i loro connazionali a lasciare il Libano. Anche molte ambasciate occidentali stanno rimpatriando il personale non essenziale. La macchina è partita, messa in moto da Hezbollah. Ma state certi che al primo fumo di esplosione la colpa sarà tutta di Israele. Ce ne faremo una ragione.